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Urbi e Orbi.  Papa: Volgiamo lo sguardo a Betlemme

Urbi e Orbi. Papa: Volgiamo lo sguardo a Betlemme

“Dobbiamo già constatare con tristezza che anche mentre ci viene consegnato il Principe della Pace, i gelidi venti di guerra continuano a soffiare contro l’umanità” – ha detto Papa Francesco nel suo messaggio benedicendo Orbi e Orbi, Natale 2022 .

Tradotto da Katharina Agurelios – Città del Vaticano

Urbi et Orbi è stato il 25 dicembre 2022 il messaggio e la benedizione del Natale alla città di Roma e al mondo, tradizionalmente tenuto dal balcone dell’atrio di San Pietro alle dodici. Papa Francesco ha assicurato al Papa che Betlemme mostra la semplicità di Dio. Di seguito il messaggio Interamente in svedese.

Miei cari fratelli e sorelle a Roma e nel mondo intero, Buon Natale!

Gesù Signore, nato dalla Vergine Maria, vi doni tutto l’amore di Dio, fonte di fiducia e di speranza; Con il dono della pace annunciato dagli angeli ai pastori di Betlemme: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra a colui che lo ha eletto» (Lc 14,2).

In questa celebrazione rivolgiamo lo sguardo a Betlemme. Il Signore viene al mondo in una grotta e si è trasformato in una mangiatoia per gli animali perché i suoi genitori non hanno trovato rifugio, anche se è tempo che Maria partorisca. Egli viene a noi nella quiete e nel buio della notte, perché la parola di Dio non ha bisogno di riflettori, né del rumore di voci umane. È la stessa parola che dà senso all’esistenza e luce che illumina il cammino. Dice il Vangelo: “La vera luce che illumina tutti gli uomini viene nel mondo” (Gv 1,9).

Gesù è nato in mezzo a noi, è presente Dio è con noi. Viene per seguire la nostra quotidianità, per condividere con noi ogni cosa, gioie e dolori, speranze e dolori. Viene fuori come un bambino indifeso. Nato al freddo, povero tra i poveri. E poiché ha bisogno di tutto, bussa alla porta del nostro cuore per avere calore e protezione.

Lasciamoci avvolgere dalla luce, come i pastori di Betlemme, e vedere il segno che Dio ci ha dato. Superiamo il letargo spirituale e le nostre idee sbagliate su questa celebrazione, che ci fanno dimenticare con chi festeggiamo. Scappiamo dal rumore che intorpidisce il cuore e ci porta a preparare addobbi e doni invece di meditare sull’evento stesso: il Figlio di Dio nato per noi.

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Fratelli e sorelle, rivolgiamoci a Betlemme dove risuona il grido del Principe della pace. Sì, perché è lo stesso Gesù, Lui è la nostra pace che il mondo non può dare e che il Signore Dio ha dato all’umanità inviando suo Figlio come studioso. San Leone Magno usò un’espressione, con latino Aries, che riassume il messaggio del giorno: «Natalis Domini, Natalis est pacisLa nascita di Dio è la nascita della pace.discorso 26.5).

Anche Gesù Cristo lo è La strada per la pace. Con la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione, ha reso possibile il passaggio da un mondo chiuso, oppresso dalle tenebre dell’inimicizia e della guerra, a un mondo aperto, che vive liberamente nella fratellanza e nella pace. Seguiamo questa strada! Ma per fare questo, per poter seguire Gesù, dobbiamo liberarci dai pesi che ci trattengono e ci trattengono.

Quindi quali sono questi oneri? Cos’è questa “zavorra”? Sono le stesse afflizioni negative che hanno impedito a Erode e alla sua corte di riconoscere e accettare la nascita di Gesù: devozione al potere e al denaro, superbia, ipocrisia, menzogna. Questi fardelli impediscono il cammino verso Betlemme, ci escludono dalla grazia del Natale e chiudono l’ingresso alla via della pace. Dobbiamo constatare con rammarico che anche se ci viene dato il Principe della Pace, i venti gelidi della guerra continuano a soffiare sull’umanità.

Se vogliamo avere il Natale, il Natale di Cristo e la pace, guardiamo a Betlemme e vediamo il volto del bambino che ci è nato! E in questo faccino innocente vediamo i volti dei bambini desiderosi di pace in tutto il mondo.

Vediamo anche i volti dei nostri fratelli e sorelle ucraini che vivono questo Natale al buio e al freddo o lontani dalle loro case a causa delle devastazioni causate da dieci mesi di guerra. Possa il Signore equipaggiarci per aiutare coloro che soffrono attraverso tangibili atti di solidarietà e illuminare le menti di coloro che hanno il potere di mettere a tacere le armi e porre immediatamente fine a questa guerra insensata! Purtroppo si preferisce ascoltare altri argomenti dettati dalla logica del mondo. Ma chi sente la voce del bambino?

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Il nostro tempo sta vivendo una situazione grave Mancanza di pace Anche in altre regioni e altri teatri di questa terza guerra mondiale. Guarda la Siria, che sta ancora vacillando per un conflitto che è passato in secondo piano, ma è tutt’altro che finito. E pensiamo alla Terra Santa, dove violenze e scontri sono aumentati negli ultimi mesi, con morti e feriti. Preghiamo il Signore perché riprenda il dialogo e la ricerca della reciproca fiducia tra israeliani e palestinesi lì, nella sua terra natale. Il Bambino Gesù rafforzi le comunità cristiane in tutto il Medio Oriente, perché in ciascuno di questi Paesi si possa sperimentare la bellezza della convivenza fraterna tra persone di diverse fedi. Gesù Bambino aiuti in modo particolare il Libano, perché possa finalmente riprendersi con l’aiuto della comunità internazionale e con la forza della fratellanza e della solidarietà. Possa la luce di Cristo illuminare la regione dove la pacifica convivenza tra i popoli e le tradizioni è turbata da scontri e violenze. Possa questa luce portare a un cessate il fuoco permanente nello Yemen e alla riconciliazione in Myanmar e Iran, e fermare ogni spargimento di sangue. Auspico che influisca sulle autorità politiche e su tutte le persone di buona volontà del continente americano per cercare di calmare le tensioni politiche e sociali vissute dalle diverse nazioni; Penso in particolare al popolo di Haiti che soffre da tempo.

In questo giorno, in cui è bello riunirsi attorno ad una tavola fissa, non distogliamo lo sguardo da Betlemme, che significa “casa del pane”, e pensiamo a tutti coloro, specialmente ai bambini, che soffrono la fame mentre sono enormi. Il cibo viene sprecato ogni giorno e il denaro viene speso in armi. La guerra in Ucraina ha aggravato la situazione, mettendo a rischio la fame interi popoli, in particolare in Afghanistan e nel Corno d’Africa. Ogni guerra, si sa, porta alla fame e usa il cibo come arma impedendo che venga distribuito alle persone che soffrono per il viaggio. Impariamo in questo giorno dal Principe della pace e impegniamoci con tutti noi, anzitutto con i responsabili politici, che il cibo è solo un mezzo di pace. Mentre godiamo della gioia di ritrovarci con i nostri cari, pensiamo alle famiglie che stanno vivendo grandi difficoltà ea quelle che soffrono in questo tempo di crisi economica per la disoccupazione e la mancanza del necessario per vivere.

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Cari fratelli e sorelle, oggi Gesù, la vera luce, viene in un mondo stanco dell’indifferenza – un mondo che non accoglie (cfr Gv 1,11) ma, al contrario, lo allontana, come accade a molti. estranei, o ignorarlo come spesso facciamo con i poveri. Oggi non dimentichiamo i tanti rifugiati e sfollati che bussano alla nostra porta in cerca di sicurezza, calore e cibo. Non dimentichiamo gli emarginati, i soli, gli orfani e gli anziani che rischiano di essere individuati e imprigionati, che vediamo solo per i loro errori e non come persone.

Betlemme ci mostra la semplicità di Dio, non ai dotti e ai sapienti, ma a coloro che hanno un cuore puro e aperto (cfr Mt 11,25). Lasciamoci, come i pastori, senza esitazione, meravigliarci davanti all’evento inconcepibile in cui Dio si è fatto uomo per la nostra salvezza. Colui che è la fonte di ogni bene, fatti povero e prega per la nostra povera umanità. Lasciamoci muovere dall’amore di Dio e seguiamo Gesù, che si è spogliato della sua gloria per partecipare alla sua perfezione.