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È l'indice di fitness, l'indicatore fisico (italiano) che misura l'economia di un Paese

È l’indice di fitness, l’indicatore fisico (italiano) che misura l’economia di un Paese

Qual è il rapporto tra fisici ed economisti? Più di quanto sembri, ma lo sforzo combinato per ottenere una lattina senza usare un apriscatole, come nella famosa battuta di Kenneth Boulding, non ha nulla a che fare con questo. L’obiettivo questa volta è più ambizioso: lavorare insieme per fare previsioni sulla competitività di un Paese senza preoccuparsi (solo) del suo PIL. Sono stati pubblicati modelli di fisica statistica per generare un algoritmo in grado di prevedere la ricchezza regionale e globale. La sfida per un team di ricercatori Centro Fermi Di Roma guidato dal professor Luciano Petronero che dieci anni fa inventò una specialità,Situazione e complessità economica”, che parte dall’analisi di centinaia di dati diversi – esportazioni in particolare, ma anche aspettativa di vita, tipo di produzione, inquinamento – tenta di ricostruire il potenziale industriale di paesi e regioni. O meglio, ci riesce, se ci arrivo Banca Mondiale Ho adottato principi e Commissione europea Prende in considerazione l’indice di fitness per valutare i piani nazionali per la prossima generazione dell’Unione Europea. Ora un nuovo studio analizza anche il potenziale verde di regioni e paesi.

Il presupposto di fondo è semplice, o quasi: più complesse sono le esportazioni di un Paese, maggiore è la sua competitività e potenziale di crescita, soprattutto quando si tratta di investire in tecnologie sostenibili dal punto di vista ambientale. Confrontando fitness e PIL, si mostra il potenziale non dichiarato del Paese: per questi motivi, ad esempio Si prevede che Cina e India continueranno a crescere per almeno 10 anniRispetto alle previsioni che già da tempo prevedevano un rallentamento.

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Fitness? Per misurare la tua bellezza

Il nostro approccio è uno scienziato – spiega il professore Luciano PetroneroResponsabile del Fermi Center – Il problema di molti economisti che analizzano le cose dal punto di vista del candidato ideologico. Abbiamo studiato molti dati, ma il più importante sono le esportazioni: Se realizzi uno smartphone avanzato, sei più competitivo che se realizzi una bottiglia d’acqua. Il primo può essere fatto da pochi e il secondo può essere fatto da tutti. È interessante notare che, sebbene sia strettamente correlato alla capacità di creare ricchezza, livelli più elevati di forma fisica non sono necessariamente correlati a un PIL più elevato. Prendiamo ad esempio l’Arabia Saudita – spiega Petronero – ricchissima grazie al petrolio, ma con un’economia molto poco diversificata e una bassa capacità industriale. Quindi è un valore di fitness basso, che in linea di principio misura “quanto sei bravo”. La capacità di impegnarsi in produzioni complesse fornisce anche informazioni sul livello di istruzione e lavoro, ad esempio perché unisce le competenze necessarie per raggiungerle. Insomma, secondo il team di ricercatori della capitale, il successo di qualsiasi Paese è ottenuto da un indicatore che esprime la diversità della produzione, a cui pesa la complessità. Il sistema funziona e come: Siamo in grado di fornire previsioni del PIL più accurate dal FMILa condizione è garantita.

Francia, Germania e Giappone in testa e il Pozzo Lombardia

Recenti studi dei ricercatori del Centro Fermi – che dal 2019 torna nello storico sito romano di Via Panesperna – possono fornire indicatori di sostenibilità ambientale in diverse economie e nei settori più promettenti. Per il futuro: tra queste ci sono le tecnologie verdi legate al trasporto su strada e alla conversione della CO2. I paesi più competitivi al mondo dal punto di vista green sono Giappone, Francia e Germania Il ricercatore spiega Angelica Spardella -. Crescono Cina, Brasile e Spagna, mentre USA e Regno Unito fanno un passo indietro. È l’Italia? A metà Ford: verso regioni come l’Emilia-Romagna e – soprattutto – Lombardiache metta valori in linea con le migliori regioni europee, insieme alla realtà del sud che richiede maggiori investimenti nella produzione verde: la crescita italiana non può passare solo dall’alta moda e dal turismo – prosegue Spardella – ma deve prevedere una politica per definire un piano industriale adeguato Con le esigenze strategiche del mondo 4.0.

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