Un nuovo studio mostra che una grave infezione durante l’adolescenza potrebbe significare un aumento del rischio di sviluppare la SM più avanti nella vita.
Si tratta principalmente di infezioni nel cervello e nel midollo spinale, ma anche nelle vie aeree, afferma Scott Montgomery, professore all’Università di Orebro.
La SM è una malattia neurologica che attacca il sistema nervoso centrale, cioè il cervello e il midollo spinale. La causa della SM non è completamente nota, ma si ritiene che sia le caratteristiche genetiche e personali sia le esposizioni ambientali possano influenzare il rischio di sviluppare la malattia.
In studi precedenti, Scott Montgomery, professore di epidemiologia clinica e biostatistica all’Università di Orebro, ha trovato un legame tra commozione cerebrale o polmonite durante l’adolescenza e un aumento del rischio di SM più avanti nella vita.
Il nuovo studio mostra che anche le infezioni del sistema nervoso centrale, cioè del cervello e del midollo spinale, durante l’adolescenza aumentano il rischio di sviluppare la SM del 180 percento.
L’infezione nel sistema nervoso centrale sembra essere in grado di innescare un processo autoimmune, cioè il sistema immunitario stesso sta attaccando una parte del corpo, cosa che accade anche nella SM, afferma Scott Montgomery.
Adolescenza – periodo sensibile
I ricercatori hanno anche notato un legame tra le infezioni respiratorie acute nell’adolescenza e la sclerosi multipla. Gli adolescenti ricoverati in ospedale per infezioni respiratorie hanno un rischio aumentato del 51% di sviluppare la SM.
È importante notare che solo una piccola minoranza di coloro che sviluppano infezioni gravi durante l’adolescenza svilupperanno la SM. Ma lo studio supporta la teoria secondo cui l’adolescenza è un periodo in cui si è più sensibili alle esposizioni associate al rischio di SM. Scott Montgomery afferma che l’infezione nell’infanzia (prima degli 11 anni) non aumenta il rischio di sviluppare la malattia più avanti nella vita.
Lo studio è una collaborazione tra ricercatori dell’Università di Örebro, Karolinska Institutet e University College London.
Materiale scientifico:
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