E il segretario di Stato Usa, in una telefonata, ha chiesto al capo dell’esercito sudanese di tornare al governo civile dopo il golpe militare avvenuto la scorsa settimana, condannato dal mondo esterno e che ha scatenato il caos nel Paese.
Il capo dell’esercito sudanese, il tenente generale Abdel Fattah al-Burhan, ha annunciato il rilascio di quattro ministri civili detenuti dal golpe militare di ottobre.
Sono il ministro delle Comunicazioni Hashem Hasab al-Rasoul, il ministro del Commercio Ali Gedo, il ministro dell’Informazione Hamza Balloul e il ministro della Gioventù e dello Sport Youssef Adam.
Una conversazione con Blinkin
La decisione è arrivata poco dopo che Al-Burhan ha parlato con il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che lo ha invitato a ripristinare il governo democratico.
Un portavoce delle Nazioni Unite ha dichiarato: “Il segretario generale ha ribadito la sua richiesta di rilascio del primo ministro Abdalla Hamdok e di altri civili detenuti arbitrariamente in Sudan”.
Al-Burhan ha anche parlato con il segretario di Stato americano Anthony Blinken, che lo ha sollecitato a rilasciare tutti i prigionieri politici e a tornare al governo civile.
Mercoledì il generale ha incontrato un inviato dell’Unione africana, la cui adesione al Sudan è stata sospesa dopo il golpe, e poi ha promesso di formare un governo di tecnocrati.
L’esercito, sotto la crescente pressione del mondo esterno, dice che ora sta valutando “tutte le iniziative interne ed esterne” che potrebbero servire al Paese.
D’accordo sul quadro
Il colpo di stato ha avuto luogo il 25 ottobre nel bel mezzo di un periodo di transizione simile a un compromesso. Finora, i partiti militari e civili hanno condiviso il potere con l’obiettivo dichiarato che il Sudan diventi in futuro un paese democratico.
L’inviato speciale delle Nazioni Unite per il paese, Volker Perthes, ha dichiarato in un’intervista a Reuters che i colloqui tra i leader del golpe militare e le parti civili hanno portato a una sorta di quadro per andare avanti.
Si tratta ancora una volta di una divisione del potere tra i partiti militari e civili. Sul tavolo, tra l’altro, c’è il reintegro del deposto Primo Ministro Abdullah Hamdok e la revoca dello stato di emergenza nel Paese.
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