La 33a edizione dello Stockholm Film Festival si apre con un’intensa lotta di potere tra élite laiche e religiose nell’attuale Cairo. Il 9 novembre sarà presentato in anteprima il thriller di Tariq Saleh “Boy From Heaven”, che ha vinto il premio per la sceneggiatura a Cannes ed è stato nominato premio Oscar della Svezia.
Nel film, Fares Fares interpreta un agente di sicurezza egiziano che cerca di sfruttare uno studente religioso nel tentativo di prendere il controllo dell’antica Università Al-Azhar al Cairo, il centro mondiale del potere musulmano sunnita. In connessione con la proiezione di gala, Fares Fares riceve quest’anno il Premio Onorario per il servizio lungo e fedele.
Anche il regista britannico Sam Mendes sarà a Stoccolma per ricevere il premio visionario di quest’anno per la proiezione del suo nuovo film “Empire of Light” con Olivia Colman e Colin Firth, ambientato nella cittadina balneare inglese dei primi anni ’80. Mendes ha già diretto film come “American Beauty”, “Revolutionary Road”, “1917” e film di Bond come “Skyfall” e “Spectre”.
In altri film Già notato nei maggiori festival europei di serie A, la commedia sull’adozione di Hirokazu Kore-eda “My Beautiful Star” e il recente Leone d’oro di Laura Poitra “All the Beauty and the Bloodshed”, un documentario duro sulla lunga lotta dell’artista Nan Goldin. La famiglia miliardaria americana Sackler è accusata della devastante crisi degli oppioidi.
Dal festival di Venezia 08, il pluripremiato romanzo cannibale di Luca Guadagnino “Bones and all”, Timothée Chalamet, l’acclamato “The Banshees of Inisherin” di Martin McDonagh con Colin Farrell e “Master Gardener with Joel Edgerton” di Paul Schrader. e Sigourney Weaver.
Il festival propone anche il dramma sull’aborto contemporaneo di Phyllis Nagy “Call Jane”, il film d’azione tutto al femminile “The Woman King” con Viola Davis e il classico degli anni ’50 di Kurosawa “Ikiru” (“To Live”) – Oliver Hermanus – Oliver Hermanus. Ha recitato in “Living” con Bill Nighy.
Gara del festival come al solito Anche con nomi nuovi. Un terzo del programma è dedicato alle debuttanti, tra cui l’astro nascente spagnolo Alada Ruiz de Azua (“Songs for My Daughter”) e l’australiano-britannica Frances O’Connor che dirige il dramma in costume “Emily”. L’autrice Emily Brontë ha scritto, tra gli altri, il classico del 1800 “Swindling Heights” e la messicano-boliviana Natalia Lopez ha vinto l’Orso d’argento a Berlino per “Cloak of Gems”.
Oltre a “Boy From Heaven”, la corsa all’Oscar di quest’anno presenta un’altra dozzina di film internazionali che rappresentano i rispettivi paesi, tra cui il magistrale neo-noir sudcoreano “Decision to Leave”, che ha vinto il premio alla regia a Cannes. e il tanto discusso contributo danese di Ali Abbasi “Holy Spider”, un serial killer ambientato nella città più santa dell’Iran che ruota attorno alla misoginia e alla misoginia.
Altri candidati all’Oscar includono l’italiano “Nostalgia”, l’iraniano “La terza guerra mondiale”, il giapponese “Progetto 75”, l’irlandese “Donna tranquilla” e il brutale ritratto di guerra ucraino di Marina Er Korbach “Klondike”, ambientato nel 2014. Intorno a una famiglia ucraina che vive nella regione di Donetsk al confine con la Russia.
Come affermato in precedenza da DN, quest’anno anche l’Ucraina è un paese al centro dell’attenzione. Il cavaliere di bronzo dello scorso anno Oleg Sentsov (“Rhino”), che sta combattendo sul fronte orientale in Ucraina, è stato nominato quest’anno leader onorario. Oltre a “Klondike”, sono stati proiettati altri cinque nuovi film ucraini con titoli come “Rising Fury”, “Freedom on Fire”, “The Kyiv Trial” e lo scioccante documentario “Mariupolis 2”, completato dopo quello lituano. Il regista Mantas Kvedaravičius è stato ucciso dall’esercito russo all’inizio di aprile.
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