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Recensione: “Pinocchio” crolla tra favola e realtà

La saga di “Pinocchio” non è mai morta. La storia di fantasia di Carlo Collodi su un giocattolo di legno vivente che vuole essere un bambino vero è uno dei libri più tradotti al mondo. Le versioni dei film sono innumerevoli. Divenne anche una serie televisiva in Italia negli anni Settanta. L’anno prossimo, Netflix rilascerà un Guillermo del Toro e una versione cartone animato firmata Disney con una variante in stop motion di Tom Hanks.

Situata nella povera campagna toscana, questa versione live action italiana non è meno ambiziosa dal 2019 in poi. Roberto Benigni (che ha rovinato la sua carriera operativa nell’edizione di Pinocchio, in cui ha interpretato il ruolo del titolo) dà una meravigliosa descrizione di padre Keppetto.

Federico Lellapi interpreta Pinocchio: un bambino con occhi scuri e lucidi e una faccia di legno con nervi e crepe, un disegno e una descrizione del personaggio che evocano emozioni contrastanti nel pubblico. Preso o spaventato? Dipende da come vuoi che siano i bambini. Non è un ragazzo di Hollywood, quindi certo.

Roberto Benigni o Federico Ilab “Pinocchio”.

Foto: Edge Entertainment

Per inciso, impara Tutte le strane mezze creature della storia evocano emozioni contrastanti. Gatto e volpe, lumaca, grillo e altro sono abilmente disegnati non solo con una maschera e un vestito, ma emotivamente sono tirati in tutte le direzioni. Il tipo di lumaca è così grande, è disgustoso. Il cricket diretto “Star Trek” sembra abitare alcuni pianeti ostili. Gatto e volpe, cattivi cattivi che cercano di uccidere Pinocchio impiccandosi, due galli cattivi e buffi che giocano con i baffi.

Tutti si stavano divertendo quando hai creato questo mondo goffo (ma istruttivo) scorrevole tra favola e realtà (capisci che si è riversato nella bocca di Guillermo del Toro). Lo scopo di tutto è difficile da capire.

Una fontana creativa pubblicata dalla Disney negli anni ’40. Il film è considerato un capolavoro, ma è stato accusato di essere troppo bello e organizzato. Molti sono costretti a mettere in luce i lati oscuri di “Pinocchio”, ma non è facile imparare a tollerare la criminalità scolastica e seguire le regole degli adulti se non si vuole diventare asinelli o bighellonare. Albero.

Devi scavare in profondità negli strati esistenziali della saga. Matteo Caron ha avuto un certo successo con questo. In una certa misura rivela la povertà in cui vive Capeto e i pericoli che li circondano. Perché a Pinocchio è stato concesso di essere un bambino: curiosità, sensibilità, tumulto e assoluta immoralità. Resta inteso che deve essere protetto per sopravvivere ed educato.

Ma la domanda è: chi lo vedrà? Spaventa i più piccoli e lo fa sembrare troppo infantile per i grandi. Adulti con un interesse speciale per fiabe, maschere e paesaggi?

Molti progetti ambiziosi di Pinocchio sono falliti perché i creatori vogliono divertirsi e non pensano correttamente. Proprio come il protagonista.

Guarda anche Gli altri tre film di Matteo Coron: “Comora” (2008), “Storia di storie” (2015), “Parlamentare” (2018).

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