In questo viaggio di riscoperta e ritorno al centro del territorio, i giovani agricoltori rivestono il ruolo di coordinatori a diversi livelli: primo, a livello microbiografico, con le filiere generazionali (Kois, 2015; 2020), se è vero che l’agricoltura in Italia oggi è in gran parte a conduzione familiare (secondo i sondaggi Eurostat) Più del 98% delle aziende agricole totali), a livello meso-regionale, sono costruite sui centri di filiere agroalimentari e agroalimentari di qualità, d’altro canto, le esigenze di consumo di prodotti regolari, sani e ragionevoli, nervature di rete di un mercato dalla forma particolare, ad alta sostenibilità ambientale e sociale, concorrenza adeguata per cercare di perseguire la grande distribuzione organizzata su scala locale, attraverso incontri diretti tra domanda e offerta parziale, era in molti casi più accessibile dalla localizzazione delle imprese nella joint venture metropolitana. Aree suburbane di foreste (esempio di gruppi di acquisto unitario, che supera le due distinzioni obsolete tra città e campagna; Ka Ni Nihan, 2020).
Infine, nell’attuale macro-contesto della fine dell’antropologia, ai giovani agricoltori è stato affidato il compito di sovvertire i principi della teoria della modernizzazione, che ha spiegato meccanicamente il passaggio dalla tradizione alla modernità nel corso dei decenni. Settore manifatturiero primario Settore secondario e terzo settore avanzato dannoso per gli investimenti a lungo termine in agricoltura: la sfida di sincronizzare le basi dei tessuti agricoli del paese – Contribuire al 50% per creare valore aggiunto nazionale basato su oltre il 90% della superficie terrestre e della tecnologia, infrastrutture e innovazioni culturali.
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