Titolo: Presa del diavolo
Autore: Lina Wolff
Editori: Editore di Albert Bonnier.
Apro il libro con la prevista riluttanza. Perché iniziare a leggere il nuovo romanzo di Lena Wolff è come aprire una porta che non porta da nessuna parte. Come puoi immaginare sarà brutto, soffocante e violento. Ma è disorientante e scritto con precisione, e offre immagini, odori e suoni intensamente vividi dell’Europa meridionale. Anche questa volta era vero.
La protagonista è una giovane donna svedese, maestra di lingue, poliglotta, che vive a Firenze con un uomo italiano. È intellettualmente superiore. È grasso, maleducato e odia la sua educazione. Presto ebbe lividi su tutto il corpo.
Come ombra costante, c’è l’educazione del protagonista ad Harby in Scania, lo stesso villaggio dove la maestra era una bambina. L’uomo che ha ucciso Helen, dieci anni, nel 1989, viveva a pochi chilometri di distanza. Ciò che rende tutto più terrificante è il modo in cui il vero omicidio modella la donna nel libro. Ma il grande disagio che si insinua in me è la ricerca di qualcuno che è stato sottomesso e picchiato.
Perché è un romanzo, sì, quasi un libro di saggistica in parte, sulla violenza degli uomini contro le donne e sull’essere distrutti come esseri umani.
La lingua è un modo per prendere il controllo. Come un incantesimo, il personaggio principale cerca di inventare parole in tutte le lingue che ha imparato. Come sempre con Lina Wolff, la presenza di lingue come lo spagnolo e l’italiano conferisce al romanzo un’aria internazionale.
“Djävulsgreppet” è inizialmente un po’ meno teso dei suoi libri precedenti. Più realistico. Ma quando il romanzo prende una svolta inaspettata e certamente stimolante, ho la sensazione che, sebbene sia sempre coraggiosa, non osa mai essere completamente seria.
Anche se sto iniziando a prendere le distanze da tutto il destino e l’oscurità, non vedo l’ora che arrivi il suo prossimo romanzo. Anche se con sentimenti contrastanti come prima. Ma d’altra parte, è proprio quell’incertezza che rende Lena Wolff degna di essere letta.
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