Fu un orrore incredibile, ma nella reazione ci fu silenzio
I primi giorni Pensavo solo ai bambini e ai giovani di Kfar Azza e degli altri kibbutz al festival musicale. Sulla paura e sul terrore, sulla tristezza e sullo shock che non finiranno mai.
I ricordi di Utoya Brevik Terrore cieco. Dai filmati dell’Isis delle esecuzioni e dal Bataclan. Non volevo dire quello che scrivo adesso, forse perché sembrava troppo ovvio: questa non è politica. È un’atrocità orribile che va oltre ogni comprensione.
Ma i giorni passavano e sentivo che qualcosa non andava. C’è silenzio nelle reazioni e alcuni suoni che iniziano subito a spiegare l’orrore e la violenza. Mancava qualcosa, forse l’empatia e il calore, il senso di riconoscimento che porta all’ovvia reazione di compassione.
Sto tremando come tutti per quello che succederà adesso. Alla spirale di violenza che attende
Molti ebrei svedesi Adesso hanno paura, vivono con un’immagine di minaccia crescente e sperimentano proprio questa stupidità dei loro simili. Non è opportuno che ciò avvenga. Chi non vede il problema o non ne capisce i meccanismi – e che è l’antisemitismo ad assumere queste forme – deve ripensarci.
Sto tremando come tutti per quello che succederà adesso. Alla spirale di violenza che attende. Penso ai bambini e ai giovani di Gaza. Quelli che non hanno nessun posto dove andare. non prima. Non ora, quando l’inferno si sta avvicinando a loro. Alcuni di loro stanno già sanguinando tra le masse razziste. Cibo e acqua stanno finendo.
È un cliché dire che la violenza genera violenza, ma il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu La setta terroristica di Hamas è vissuta a lungo intrappolata in una danza di morte, facendo affidamento e rafforzandosi a vicenda. Nella disperata Gaza, un’altra generazione viene privata della dignità umana e della speranza per il futuro. Nei territori occupati, gli insediamenti illegali hanno continuato a farsi strada, pezzo dopo pezzo. La visione a breve termine, la disumanizzazione e la brutalità caratterizzano la politica israeliana. Il popolo palestinese soffre sotto gli islamisti. Il mondo esterno ha distolto lo sguardo, o è diventato ostaggio di Netanyahu.
quello È un posto disperato quello in cui ci troviamo. Non so adesso come potrò continuare a credere in una pace giusta. La parola però deve esserci, non c’è altro per cui tendere.
Ma una cosa che so è che molti svedesi ora vivono nel dolore o nella preoccupazione per i loro amici e parenti che sono stati uccisi o rapiti in Israele. Gli altri svedesi vivono nel dolore e nella disperazione a causa dei loro amici e delle loro famiglie che sono già morti o minacciati dagli orrori che li attendono a Gaza. Tutti hanno bisogno di compassione, calore e cura.
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