In una lettera a tutti i leader mondiali, Papa Francesco chiede la grazia per i prigionieri “ritenuto meritevole di tale grazia”.
Bénédicte Cedergren – Città del Vaticano
In una lettera a tutti i leader mondiali, Papa Francesco ha chiesto misericordia per “i nostri fratelli e sorelle incarcerati che sono considerati soggetti a tale disposizione”. Possiamo prepararci a ricevere la grazia del Dio vivente.
Il direttore stampa della Santa Sede Matteo Bruni ha riassunto il contenuto della lettera di lunedì.
Opportunità per creare una nuova vita
La richiesta di grazia ai carcerati ha le sue radici nell’anno giubilare del 2000, quando il Santo Papa Giovanni Paolo II chiese a tutti i leader mondiali di perdonare i carcerati in un documento di 11 pagine intitolato “Giubileo nelle carceri”.
Papa Giovanni Paolo II ha visitato il carcere romano di Regina Colli nell’estate del 2000, una settimana dopo la pubblicazione della lettera. Lì ha chiesto a nome di Gesù – il Gesù che fu “imprigionato, deriso e condannato” – la possibilità di ricostruirsi una vita dopo l’uscita dal carcere alle autorità competenti per mitigare le condanne dei detenuti.
Tale richiesta è stata ripetuta il 14 novembre 2002 davanti alla Camera dei Senatori e dei Rappresentanti Italiani, che papa Giovanni Paolo II ha incontrato durante una visita al Parlamento italiano.
Un sistema non punitivo
Seguendo le orme dei suoi predecessori, Papa Francesco ha mostrato una speciale vicinanza ai carcerati lavando i piedi a 12 carcerati ogni anno il Giovedì Santo.
Il 6 novembre 2016, in occasione dell’Anno della Misericordia, il “Giubileo nelle Carceri”, Papa Francesco ha rivolto un appello ai capi di Stato affinché perdonino i loro carcerati durante l’Angelus. Il Papa ha poi colto l’occasione per lanciare un appello per “migliori condizioni di vita nelle carceri di tutto il mondo, nel pieno rispetto della dignità umana dei detenuti”. Ha riflettuto sulla “necessità di un sistema di giustizia penale che non solo infligga punizioni, ma pensi anche a cosa possono fare i detenuti per reintegrarli nella società”.