Altre tre domande per Celia Svedim, psicologa e critica letteraria di Psykologtidningen, autrice di un libro sull’emicrania intitolato The Dark Room.
Come ti è venuta l’idea?
—Ho iniziato a firmare gli attacchi come un modo per convincermi che esistevo ancora e che non ero diventato tutt’uno con la stanza buia in cui spesso l’emicrania mi costringeva a ritirarmi. Avevo anche difficoltà a comunicare con chi mi circondava, poiché c’erano pochissime parole ed espressioni sul dolore.
Puoi provare una varietà di trattamenti nel libro. Perché tu, psichiatra, hai impiegato così tanto tempo per trovare un trattamento psicologico efficace?
– Poiché ho una formazione in terapia cognitivo comportamentale, conosco diversi modi per imparare a convivere con il dolore. Nell’ambito della psicodinamica si parlava di terapia fisica del dolore, verso la quale ero molto diffidente. Era difficile immaginare che una cosa così fisica potesse essere risolta psicologicamente. Inoltre, c’era resistenza in me nell’esplorare se l’emicrania potesse essere condizionata psicologicamente, come se fosse meno valida. In terzo luogo, il neurologo ha confermato che l’emicrania è una malattia neurologica e non qualcos’altro. Infine, dopo aver intervistato, tra l’altro, il ricercatore e lo psichiatra Daniele MarottiDopotutto, ero pronto a dare una possibilità all’EAET e all’ISTDP.
Stai ancora cercando nuovi trattamenti?
– Le mie emicranie sono migliorate significativamente ora. Se mi offrissero di provare un nuovo trattamento, lo prenderei sicuramente in considerazione. Ma il mio obiettivo non è più la ricerca di nuovi trattamenti.
“Evangelista della musica. Fanatico del cibo malvagio. Ninja del web. Fan professionista dei social media. Maniaco dei viaggi sottilmente affascinante.”