Il 3 ottobre, l’ex presidente della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, è stato costretto a lasciare l’incarico con una votazione storica. Il motivo principale è stata la critica alla cooperazione di McCarthy con i democratici per raggiungere una soluzione di bilancio e aumentare il tetto del debito americano.
Dietro il processo di impeachment c’era una fazione di destra all’interno dei repubblicani, guidata dal repubblicano Matt Gaetz della Florida. Gaetz fa parte del partito conservatore Freedom Caucus della Camera, che in linea di principio vuole un piccolo apparato statale e tasse basse.
Dopo l’impeachment, il caucus ha nominato per primo il leader della maggioranza Steve Scalise della Louisiana come relatore, ma si è ritirato quando è diventato chiaro che non riusciva a raccogliere abbastanza sostegno.
Il candidato successivo è stato Jim Jordan, presidente del comitato giudiziario, cofondatore del Freedom Caucus e stretto collaboratore dell’ex presidente Donald Trump. Inoltre non è riuscito a raccogliere i voti necessari, nonostante un’intensa campagna di persuasione e tre votazioni.
I repubblicani inoltre non sono riusciti a trovare un accordo su una proposta che darebbe al presidente ad interim Patrick McHenry, il cui unico compito è quello di indire una votazione su un nuovo presidente, maggiori poteri.
I repubblicani detengono 221 dei 433 seggi della Camera (due dei quali sono vacanti), il che significa che il prossimo presidente della Camera deve ricevere 217 voti, e quindi può “permettersi” solo quattro defezioni. Senza il Presidente i lavori del Consiglio si fermano e i progetti di legge non possono essere approvati.
I nove repubblicani che hanno ora annunciato la loro candidatura a presidente della Camera sono: Tom Emmer del Minnesota, Kevin Hearn dell’Oklahoma, Jack Bergman del Michigan, Austin Scott della Georgia, Mike Johnson della Louisiana, Pete Sessions del Texas, Dan Meuser della Pennsylvania e Gary. Palmer dell’Alabama e Byron Donalds della Florida.