Più di 200 persone sono state condannate nel più grande processo italiano per mafia contro l’organizzazione criminale calabrese ‘Ndranghetan.
Tra i condannati c’erano mafiosi come Domenico “Il Lupo” Domino e Francesco “Il Grasso” Barbieri – ma anche Giancarlo Pittelli, ex senatore di Forza Italia.
“La legge è uguale per tutti”. Sono i graffiti sul muro di un bunker di massima sicurezza a Lamezia Terme in Calabria, in una delle più grandi incursioni mafiose d’Italia.
“La legge è uguale per tutti”. Di fronte a un testo dipinto sul muro dietro la scrivania del giudice, sono state lette centinaia di verdetti nel processo per mafia che si è concluso dopo quasi tre anni nella città meridionale italiana di Lamezia Terme.
Un’ora e mezza dopo, mentre i tre giudici leggevano i nomi dei 338 imputati, divenne chiaro che 200 di loro erano stati condannati al carcere – per un totale di 2.200 anni.
L’inchiesta “Rinaschita Scott”, contro la mafia calabrese ‘Entrrangetta’, è la più grande contro la criminalità organizzata in Italia negli ultimi 30 anni.
Tra gli imputati figurano noti esponenti dell’organizzazione, come Domenico Domino, detto “Il Lupo”, condannato a 17 anni di carcere. Qui si trovava anche Francesco Barbieri, detto “Il Cicco”, condannato a 24 anni di carcere.
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Enorme deposito cauzionale
Ma tra gli imputati c’erano anche i membri più rispettati della società, come sindaci e politici, tra cui l’avvocato ed ex senatore del partito di destra Forza Italia, Giancarlo Pittelli.
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Pittelli è stato condannato a 11 anni di carcere per collaborazione con la mafia, una pena decisamente più leggera rispetto ai 17 anni chiesti dall’accusa, scrive. tendenza.
L’indagine è stata spostata in un ex call center della città del sud Italia che era stato trasformato in un bunker di massima sicurezza. Sul soffitto della sala furono montati degli schermi per rendere più facile per pubblici ministeri e imputati seguire il procedimento – e il peso della sicurezza durante il processo era enorme.
Dietro l’accusa ci sono 50 disertori
Omicidi, estorsioni e riciclaggio di denaro sono solo alcuni dei temi raccontati nelle voluminose testimonianze rese negli anni da più di 900 persone, molte delle quali tramite collegamento video. Ma centinaia di casi sono stati resi possibili, principalmente da una cinquantina di mafiosi che hanno infranto la legge del silenzio “omarta” della mafia parlando con i pubblici ministeri.
La ‘Ndrangheta ha descritto come terrorizza gran parte della società calabrese attraverso minacce, abusi e omicidi.
Tra le altre cose, hanno testimoniato di ambulanze utilizzate per contrabbandare droga e di come coloro che hanno resistito all’avanzata degli ‘ndranghetani hanno trovato cuccioli morti, teste di capra mozzate o delfini morti davanti alla porta di casa.
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Ma ex mafiosi hanno raccontato di come coloro che rifiutarono di sottomettersi al sistema furono uccisi e di come i loro corpi non furono mai ritrovati.
Emanuele Mancuso, genero di Luigi Mancuso, meglio conosciuto come “Gio Luigi” – “Zio Luigi”. Repubblica di La. Ma Mancuso, capo di uno dei clan ‘ndranghetani più potenti della città di Vibo Valentia, sarà processato con un’accusa separata.
Regolamenta il traffico di cocaina in Europa
La ‘Ndrangheta è riemersa negli ultimi anni quando la mafia siciliana Cosa Nostra e la sua rivale napoletana, la Camorra, sono state indebolite da ripetute repressioni della polizia.
Oggi l’organizzazione è considerata la più potente tra le organizzazioni criminali italiane, con un fatturato annuo di circa 50 miliardi di euro. Si ritiene inoltre che la ‘Ndrangheta controlli fino all’80% del traffico europeo di cocaina.
Un approfondito lavoro investigativo prima del processo a Lamezia Terme era già stato avviato nel 2016 da Nicola Gratteri, allora pubblico ministero nella città calabrese di Catanzaro. Sebbene diversi membri della ‘ndranghetan siano stati arrestati, Gratteri, che vive sotto la protezione della polizia da 30 anni, ritiene che un solo processo non sia affatto sufficiente per distruggere l’organizzazione.
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– Non appena avrò finito questa indagine, ne affronterò un’altra, ha detto in un’intervista alla BBC all’inizio di quest’anno.
fatti
Fatti: La mafia in Italia
I tre maggiori gruppi mafiosi italiani sono radicati a livello regionale e operano a livello internazionale in tutti i tipi di criminalità immaginabili: omicidio, estorsione, traffico di droga, criminalità ambientale, frode fiscale, riciclaggio di denaro, furto e traffico di rifugiati.
‘Ndrangheta:Calabria. Descritta come l’organizzazione criminale più potente d’Italia, anche a causa del vasto contrabbando di cocaina dal Sud America. La sua base è ai piedi dello “Stivale”, una delle zone più povere del Paese.
Cosa Nostra: la Sicilia. Precedentemente un’organizzazione di altissimo profilo a causa dei brutali rapporti interni e delle operazioni su larga scala da parte della polizia italiana. La mafia originaria era costruita attorno a clan e famiglie che fungevano da modello per gli altri.
Camorra: regione di Napoli. Le restrizioni comprendono, tra le altre cose, lo scarico illegale e le frodi alimentari e costringono gli imprenditori a pagare il “pizzo”, una somma di denaro di sostegno. Gran parte delle entrate di Camoran provengono dal traffico di droga. Secondo l’autore Roberto Saviano, autore del libro “Comorra”, è meno gerarchica ma più sanguinosa di Cosa Nostra.
Fonti: AFP e BBC
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